Descrizione dei principali indirizzi teorici delle scuole di psicoterapia

Psicoterapia Cognitiva (comportamentale/costruttivista)
 
Psicoterapia cognitivo-comportamentale
Il comportamentismo nacque agli inizi del XX secolo, dalla tradizione scientifica della psicologia sperimentale con l’intento di costruire una scienza psicologica che avesse caratteristiche di esattezza e obiettività. Con questo obiettivo operò un cambiamento nell'oggetto di studio della psicologia, spostando l'attenzione sul comportamento ossia sul complesso delle manifestazioni esteriori, direttamente osservabili, di un individuo e quindi valutabili. Successivamente venne arricchito con le riflessioni del cognitivismo, passando quindi da una attenzione esclusiva sul comportamento inteso secondo la struttura S-R (stimolo-risposta) ad una integrazione con aspetti cognitivi. Ciò portò alla definizione del modello S-O-R (stimolo-organismo-risposta) ed ai successivi approfondimenti ed elaborazioni.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta quindi una posizione di sintesi degli approcci neocomportamentisti, della RET (Rational-Emotive Therapy) di Albert Ellis e della terapia cognitiva classica di Aaron Beck.
Tale psicoterapia si basa sul modello A-B-C in cui B (Behaviour) è il comportamento disfunzionale da modificare attraverso l’individuazione di A (Antecedente), cioè la situazione che dà origine allo stesso comportamento B. Altro elemento di analisi è C (Conseguente) cioè l'effetto che ottiene B, e che ha un valore di rinforzo sul comportamento B causando il mantenimento dello stesso, anche quando risulti problematico e causa di sofferenza.
Approfondendo l’esame di questi fattori si può arrivare ad agire per modificare l’interpretazione degli eventi da parte del soggetto in modo da influire sul comportamento e sul vissuto personale.

L'obiettivo del terapeuta cognitivo-comportamentale è di ridurre la condotta inadeguata, facilitare una ristrutturazione cognitiva ed aiutare il paziente a sviluppare abilità di gestione delle situazioni difficili.

I percorsi di terapia mirano, tra l’altro, a:
• Ristrutturare credenze "false" o auto-lesionistiche
• Sviluppare l'abilità di parlare a se stessi in modo positivo
• Sviluppare la capacità di sostituzione di pensieri negativi
• Fornire conoscenze specifiche al paziente, che lo aiuteranno a fronteggiare le situazioni problematiche

Tra le diverse tecniche:
• la desensibilizzazione sistematica
• l’attribuzione di compiti che il soggetto svolge al di fuori della seduta terapeutica

Psicoterapia cognitivo-costruttivista
Negli anni ’80 si è sviluppato un nuovo filone di psicoterapia, che trova la sua radice nella “teoria dei costrutti personali” di G. A. Kelly. Secondo questa teoria, ogni persona conosce la realtà secondo un sistema soggettivo di “costrutti” che guidano l’interpretazione della realtà, determinando il vissuto soggettivo e, conseguentemente, il comportamento.
I costrutti sono strutture conoscitive interne in continua interazione con la realtà; quindi, se da una parte la persona interpreta la realtà sulla base delle stesse, dall’altra queste si modificano in continuazione nell’esperienza in un processo di adattamento alla realtà.
La malattia consiste nell’incapacità di modificare il sistema delle strutture interne in modo adattivo alla realtà.

L’obiettivo della psicoterapia cognitivo-costruttivista è quello di consentire al sistema di operare ulteriori elaborazioni, al fine di riattivare la capacità di adattarsi alla realtà.

I percorsi di terapia consistono nella ricerca, da parte del paziente e del terapeuta, in ruoli complementari, delle caratteristiche strutturali del sistema responsabili dell’arresto del suo sviluppo, della loro influenza sul comportamento e sui processi di costruzione dei significati.

Le tecniche utilizzate sono particolari procedure volte a facilitare l’elaborazione controllata, da parte del cliente, del suo sistema di costrutti personali. A tale scopo, la psicoterapia si può avvalere di un insieme di tecniche, talvolta mutuati anche da altri orientamenti, ma riletti ed utilizzati in chiave costruttivista, quali metodi osservazionali, libere associazioni, rassicurazioni, sostegni. Inoltre, può fare uso di tecniche immaginative, ddel lavoro sulle emozioni e della ricostruzione della sua conoscenza episodica autobiografica.


Psicoterapia Corporea

La psicoterapia corporea interpreta l’individuo nella sua globalità. Mente e corpo non solo si uniscono ma fanno parte dello stesso sistema. Presupposto base è che lo stato di salute della persona dipenda dall'integrazione tra corpo e mente. Tramite un lavoro su se stessi, attraverso le tecniche di esercizi fisici, contatto, espressione corporea ed elaborazione emotiva, ci si pone l’obiettivo di ridare stabilità e armonia alla persona.

La psicoterapia corporea si è poi sviluppata in diversi orientamenti:

1. La Psicoterapia Bioenergetica è lo studio della personalità umana dal punto di vista dei processi energetici del corpo. E’ inoltre una tecnica di psicoterapia che associa il lavoro sulla mente al lavoro sul corpo; in questo caso è più corretto parlare di Analisi Bioenergetica. Questa si struttura a partire dalle teorie e dalle tecniche elaborate negli anni '60 dallo psicoterapeuta americano Alexander Lowen sulla base degli studi di Wilhelm Reich. Lowen ha rielaborato e sviluppato la teoria e la pratica terapeutica di Reich dando maggiore attenzione alla relazione tra i livelli cognitivo, emozionale e corporeo e alla respirazione, elaborando strumenti (ad esempio il cavalletto bioenergetico) ed esercizi corporei per ridurre lo stress psicofisico e introducendo il concetto di grounding per definire l'essere in contatto con il proprio corpo e le proprie emozioni. L'idea alla base di questa tecnica è che ciò che succede nella mente riflette ciò che succede nel corpo e viceversa.

2. Anche la Psicoterapia Organismica, come le altre, prevede il coinvolgimento del corpo nel lavoro terapeutico. Ciò significa che oltre al dialogo e all'elaborazione verbale, anche l'esperienza corporea ha un ruolo determinante nell'evoluzione della terapia. In questo tipo di percorso terapeutico le sedute si svolgono con tempi più lunghi (1h40') rispetto alle altre psicoterapie per dare il tempo ai processi corporei-emotivi che nascono di esprimersi e per poter elaborare successivamente a livello cognitivo l'esperienza vissuta.

3. La Psicoterapia Biosistemica nasce dalle ricerche dello psicoterapeuta americano Jerome Liss. Diversi contributi teorici provengono dalle ricerche di Henri Laborit (neurofisiologia delle emozioni), di Ernest Gellhorn (componente simpatica e parasimpatica del sistema nervoso autonomo) di David Boadella (modello embriologico). La teoria sistemica interpreta l’individuo come un sistema in equilibrio dato dall'interazione di sottosistemi; nel lavoro clinico è allora centrale il recupero dell'integrazione fra i vari sistemi per trovare un equilibrio funzionale. Nella terapia la comunicazione verbale rappresenta uno dei possibili strumenti di comunicazione, che si integra con l’uso attivo e consapevole del corpo.


Psicoterapia della Gestalt

La terapia della Gestalt (Gestalt in tedesco significa forma) origina da Friedrich (Fritz) e Laura Perls, negli anni '40 a New York (USA), come terapia che raccoglie e organizza le idee tradizionali della psicoterapia freudiana, junghiana e reichiana, nonché i principi della teoria del campo di Lewin e i contributi filosofici dell’esistenzialismo, della fenomenologia e della Psicologia della Gestalt da cui prende il nome. Il fondatore viene solitamente considerato Fritz Perls.

Essa attribuisce fondamentale importanza all’attitudine della mente a legare tra loro dinamicamente gli elementi, costituendo un tutto significativo.
La Gestalt è dunque una forma strutturata, completa e dotata di un senso. Uno dei principi di base di tale terapia è che il tutto è differente dalla somma delle sue parti e perciò per comprendere un comportamento è importante, oltre che analizzarlo, averne una visione di sintesi, percependolo nell’insieme del contesto globale, secondo una visione olistica. Le ricerche a cui tale psicologia diede origine dimostrarono che ogni individuo raccoglie ed organizza in strutture significative, o Gestalt, gli innumerevoli stimoli che percepisce, selezionando solo alcuni fra essi. Questo stesso meccanismo è alla base anche di come percepiamo noi stessi e il mondo. I diversi stimoli non vengono percepiti in modo disgiunto, ma ordinati in unità, secondo il nostro bisogno di costruire significati sulla base dell’esperienza percettiva dell’ambiente. Pertanto, isolare alcuni elementi di un sistema e attribuire loro un significato rappresenta un processo di osservazione interpretativa parziale, che non tiene conto dell’interazione esistente tra i vari elementi e tra l’individuo e l’ambiente.
L’individuo e l’ambiente rappresentano un unico sistema interagente, che si autoregola in funzione di ogni elemento che ne fa parte.
L’approccio gestaltico considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale.

L’obiettivo della terapia della Gestalt è quello di arrivare alla consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione alle modalità di un’azione, piuttosto che alla sua motivazione. La consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, conduce più facilmente alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile
Nello specifico, la consapevolezza si sviluppa nella relazione terapeutica, dove il cliente può scoprire, osservare e integrare alcuni aspetti della sua personalità, attraverso l’esperienza diretta con il terapeuta, il quale focalizza di più l’attenzione sull’esperienza di un comportamento che sulla sua interpretazione.

Alcuni concetti e tecniche fondamentali:
• Figura e sfondo
• Teoria del campo
• Relazione organismo-ambiente
• Tecniche di drammatizzazione
• Insight e creatività.

Psicoterapie Integrate

La psicoterapia integrata è nata per l’interesse di clinici e ricercatori, come Wolfe, Goldfried, Arkowitz, Poznanski, McLennan, Arnkoff,  ad aumentare l'efficacia delle singole psicoterapie. Essa consiste nell’integrazione e rielaborazione di vari approcci sino ad ottenere modalità nuove di fare terapia, più funzionali al paziente in quanto rispondenti alle caratteristiche della specifica persona.
Poiché manca un accordo su ciò che si intende per integrazione, gli approcci integrati vengono solitamente raggruppati in differenti aree:
Eclettismo: ogni terapeuta utilizza le tecniche e le teorie che ritiene adatte al paziente, spontaneamente, in base alla propria esperienza e sensibilità.
Teoria dei fattori comuni: dopo diversi studi,  Poznanski e McLennan notarono che i risultati  delle psicoterapie non mostravano differenze significative in quanto ad efficacia. Definirono quindi un  approccio risultante dall’astrazione degli aspetti simili delle varie scuole, al fine di  eliminare le barriere fra gli orientamenti teorici.
Teoria dell'integrazione teorica: essa mira ad individuare non le somiglianze, bensì le  differenze nei vari orientamenti per coglierne i punti di forza con lo scopo di integrarli in maniera coerente e creare nuovi costrutti teorici.
Teoria dell'integrazione tecnica: essa mira ad individuare le tecniche che possono essere efficaci in terapia, integrandole e senza separarle dal processo clinico e dalla relazione terapeutica.


Psicoterapia Psicoanalitica/Psicoanalisi

La psicoanalisi nasce dall’intuizione di Sigmund Freud – basata sull’analisi di alcune pazienti – che i sintomi mostrati nell’isteria, e non ricollegabili a lesioni organiche, fossero di natura psichica.
Nella psicoterapia psicoanalitica classica, infatti, il sintomo manifestato dal paziente è la conseguenza di un conflitto inconscio o può essere attribuibile a problemi strutturali nello sviluppo della persona.
Per poter affrontare emotivamente avvenimenti che non sa gestire, l'individuo sviluppa difese di tipo psicologico (rimozione, negazione, proiezione, ecc.); il sintomo rappresenta quindi l'espressione esplicita di un conflitto.

Nel tempo, questo primo approccio si è andato arricchendo di attenzione ad ulteriori aspetti, focalizzandosi non solo sulle dinamiche interne, ma valorizzando sempre più anche gli aspetti relazionali esterni e le dinamiche emozionali non solo del paziente, ma anche del terapeuta. Si sono così sviluppati diversi orientamenti che, pur centrandosi essenzialmente sull’analisi di aspetti inconsci, si differenziano fra loro rispetto a quelli che ritengono essere gli elementi principali che compongono lo stesso.

All'interno di tale approccio si differenziano quindi varie scuole di pensiero: tra le principali, oltre a quelle psicoanalitiche/psicodinamiche classiche (freudiana, kleiniana, junghiana, lacaniana, adleriana, ecc.), si trovano quelle psicoanalitico-relazionali e quelle psicoanalitico-intersoggettive. Esistono inoltre forme di psicoterapia psicodinamica breve.

In generale, queste terapie prevedono una stretta relazione tra psicoterapeuta e paziente, grazie alla quale si cerca di esplorare la struttura dei conflitti e le dinamiche inconsce responsabili dei problemi. Quate psicoterapie basano infatti le loro fondamenta proprio sull'esistenza di elementi inconsci.

Obiettivi della terapia:
permettere al paziente di assumere maggiore consapevolezza dei propri aspetti inconsci e di poter modificare il proprio Sé, superando le difficoltà incontrate nella relazione con gli altri e nel proprio quotidiano.

Strumenti e tecniche (che possono subire variazioni a seconda dello specifico sottoindirizzo):
• un setting ben definito per favorire lo sviluppo del transfert (il ripetersi qui ed ora di schemi relazionali passati che si ripresentano nella relazione tra paziente e terapeuta)
• L'interpretazione del transfert e del controtransfert (ovvero delle reazioni emotive tra paziente e analista e viceversa), delle libere associazioni e di altro materiale personale (es. atti mancati, analisi ed interpretazione dei sogni).


Psicoterapia Sistemico Relazionale
 
Questo approccio ebbe origine a partire da un vasto movimento di teorie e idee diffuse negli Stati Uniti durante gli anni '50. In particolare, La "Scuola di Palo Alto" e il Mental Research Institute, con i loro maggiori esponenti (Gregory Bateson, Don D. Jackson, Jay Haley, Paul Watzlawick), furono i principali centri di sviluppo della terapia sistemica familiare.

Essa ha avuto il merito di evidenziare l’importanza non solo del mondo intrapsichico ma anche di quello interpersonale; infatti la psicoterapia sistemico relazionale si rivolge al paziente non come individuo isolato ma come membro di un complesso sistema di relazioni. Sintomi e disagio umano sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, relazioni interpersonali e autovalutazione.
La famiglia è intesa come il sistema di riferimento principale nell'esperienza emotiva di una persona e si costituisce dall'interazione reciproca degli elementi che lo compongono. Gli individui influenzano il sistema, così come il sistema influenza gli individui stessi. Qualsiasi cambiamento in una parte del sistema produce necessariamente un cambiamento nelle altre parti e nel sistema più ampio.
Il susseguirsi delle diverse fasi evolutive comporta trasformazioni nella struttura e nelle comunicazioni della famiglia; queste modifiche possono essere talvolta fonte di crisi.

All’interno di questa logica, si considera la persona portatrice del sintomo come "paziente designato".
Questo termine sta ad indicare colui che, all’interno della propria famiglia (non si considera solo quella ristretta, ma si tiene conto anche di più generazioni) esprime o segnala un comportamento disfunzionale. Tale membro viene definito "designato", poiché è come se fosse scelto dal sistema stesso per manifestare una modalità alterata di vivere, pensare, agire. I conflitti che tendono a disgregare il sistema-famiglia creano una tensione emotiva che in genere viene vissuta in termini drammatici dal soggetto portatore del sintomo; egli si fa carico, attraverso la manifestazione dei problemi, di distogliere i membri della famiglia dall'affrontare in modo manifesto le proprie difficoltà di relazione, accentrando l'attenzione su di sé. Il sintomo ha quindi una doppia valenza: segnala alla famiglia l'esistenza di un disagio e, nello stesso tempo, sposta il focus dalle reali cause, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni degli altri membri.

Tutto ciò che è osservabile nel qui ed ora come i comportamenti, le relazioni, la comunicazione è una rappresentazione della storia del disturbo ed è, allo stesso tempo, il terreno su cui intervenire al fine di produrre il cambiamento terapeutico. Di conseguenza, le tecniche della terapia sistemico relazionale hanno per obiettivo la modificazione delle regole del sistema ovvero il cambiamento delle modalità di comunicazione e di interazione tra i membri.

Alcune tecniche di intervento:
• l’osservazione di conflitti specifici all'interno della famiglia, dei metodi utilizzati per la risoluzione dei problemi, dei modelli di comunicazione verbale e non-verbale, della modalità espressiva delle emozioni nel contesto familiare, del grado d'accordo e disaccordo su valori, bisogni, aspettative della famiglia, della storia trigenerazionale della famiglia, del suo funzionamento attuale e delle proprie mete e cambiamenti.
• l'assegnazione di compiti
• l'uso di prescrizioni, dirette, indirette o paradossali
• la "ridefinizione", che permette la riformulazione del problema ed enfatizza gli aspetti positivi delle situazioni conflittuali vissute dal paziente
• l'uso di stanze con specchi unidirezionali e videoregistratori, per rivedere e controllare le sedute


Psicoterapia Transazionale
 
La teoria originaria dell'analisi transazionale, elaborata da Berne, può essere considerata un'evoluzione in senso relazionale della psicoanalisi freudiana. Rappresenta non solo una teoria della personalità, ma anche una teoria dello sviluppo e delle comunicazioni relazionali. Essa pone sempre in primo piano i bisogni della persona evitando tecniche direttive. A partire dagli anni ’50 si sono sviluppate diverse integrazioni con altri approcci teorici (Gestalt, cognitivo-comportamentale, ecc.). Rimane comunque forte il legame con la psicoanalisi freudiana che risulta evidente soprattutto per l'importanza data all'analisi del transfert e del controtransfert.
L'analisi transazionale individua tre stati dell'Io: genitore; adulto; bambino. La comunicazione tra due individui può essere letta come una transazione (o scambio) tra stati diversi o omologhi dei due rispettivi Io. Ogni comunicazione avviene su due livelli che si influenzano reciprocamente, il contenuto (il cosa si dice) e la forma (il come lo si dice).

L'obiettivo dell'analisi transazionale è di sviluppare/ristabilire l'autonomia e di rendere l’individuo più capace di affrontare e risolvere i propri problemi favorendo lo svilupparsi di una condizione in cui le emozioni lo aiutino a risolvere le difficoltà che lo ostacolano e a soddisfare i propri bisogni.
 
Alcuni concetti e strumenti sono:
• Carezze: le transazioni consistono in uno scambio di stimoli che in AT vengono denominati carezze. L'AT considera le carezze e le modalità del loro scambio come strumento di diagnosi e di terapia
• Emozioni parassite: le emozioni in una persona sana sono vissute in armonia con i propri bisogni e desideri. Le emozioni che l'individuo vive però possono anche impedirgli di realizzare quelli che ritiene i propri bisogni e desideri
• Posizioni esistenziali: sono quattro e descrivono come una persona vede sé e gli altri; la posizione esistenziale di un soggetto può cambiare con il passare del tempo
• Gioco: modalità di interazione ad alto contenuto emotivo, altamente prevedibile perché si svolge secondo uno schema fisso e termina in modo sgradevole per entrambi i partecipanti. E' alla base di atteggiamenti problematici come litigi frequenti, incomprensioni e altre sofferenze


Psicoterapia Umanistica
 
La psicoterapia umanistica pone al centro dell’interesse la persona considerata nella sua interezza. Si valorizzano l’esperienza, la comprensione, l'autorealizzazione, la creatività e le scelte. Fondamentale è l’attenzione alla dignità della persona e allo sviluppo del suo potenziale latente.
Il focus dell’attenzione è rivolto alla salute più che alla malattia: l'individuo sano è colui che giunge alla propria autorealizzazione, poiché si postula l'esistenza di una pulsione autorealizzante, che dirige l'individuo verso l'attuazione delle proprie potenzialità. Caratteristica esclusiva dell’essere umano è la capacità di autoconsapevolezza che offre la possibilità di compiere scelte responsabili, in modo da poter decidere della propria vita in autonomia e libertà pur in presenza di limiti posti dal contesto sociale. Oltre che da questi principi, l'agire umano è contraddistinto da relazioni interpersonali essenziali per lo sviluppo delle qualità umane.

L’origine della psicoterapia umanistica può essere fatta risalire a A. H. Maslow (gerarchia dei bisogni) e Carl Rogers (approccio centrato sul cliente).
La terapia centrata sul cliente propone una visione molto positiva dell'essere umano, che è potenzialmente aperto alle esperienze, responsabile, costruttivo, creativo, capace di raggiungere le mete innate di indipendenza, autonomia e auto-realizzazione. Inoltre, proprio per sottolineare l’importanza delle relazioni, ulteriore elemento motivazionale importante per la gestione della propria vita risulta essere il bisogno di accettazione positiva da parte degli altri. Nella terapia centrata sul cliente, il soggetto è visto come utente attivo e responsabile del processo di cambiamento.L'attenzione è rivolta non tanto a sintomi o problematiche specifiche portate dall’utente quanto al più generale sviluppo delle sue potenzialità e al sostegno al suo processo di crescita che permetta di affrontare in maniera costruttiva qualsiasi difficoltà presente e futura.
A tal fine, viene creata una atmosfera calda e sicura, il cosiddetto "clima facilitante", ideale per l’autoconsapevolezza e l’attivazione del processo di autorealizzazione in situazione di sicurezza e libertà.
Si comprende come tale terapia sia una forma "non direttiva" di trattamento, poiché il cliente viene accompagnato – e non guidato attivamente – in modo empatico alla modificazione dei suoi comportamenti e dei suoi vissuti. E’ attraverso il rispetto e la comprensione da parte del terapeuta che il cliente può permettersi di abbandonare le difese rigide che lo hanno ostacolato nei rapporti con gli altri e di fidarsi delle proprie percezioni.

Alcuni concetti e strumenti sono:
• Le tecniche sono secondarie nel processo terapeutico; la funzione principale è la crescita, più che la cura e la guarigione. Infatti il terapeuta non si lascia vincolare da rigidi tecnicismi, bensì si avvale dei propri sentimenti per cogliere il mondo soggettivo del paziente; è un modello e compagno con cui il cliente può conversare, dando la possibilità a quest'ultimo di comprendere meglio se stesso
• È fondamentale un atteggiamento non valutativo, così da lasciare all’individuo la libertà di scelta
• E’ necessario un atteggiamento di comprensione empatica
• Occorre mantenere una “condizione di congruenza”: il terapeuta deve essere autentico e ben integrato.