L’assistenza psicologica nelle catastrofi tra legislazione e scienza

Il Consiglio dell’Unione Europea nel 2010 (ST 9838/10 INIT) ha invitato gli Stati membri a:
  1. Includere l’intervento psicosociale nelle varie fasi di gestione dei rischi (prevenzione, intervento, riabilitazione);
  2. agevolare e sostenere lo sviluppo della resilienza del singolo e della comunità, facendo ricorso a programmi sociali di prevenzione per rafforzare la capacità dei gruppi colpiti da catastrofi;
  3. promuovere l'inserimento di specifici gruppi o esperti di intervento psicosociale nei sistemi di risposta alle emergenze previsti nei piani di protezione civile ai vari livelli (locale, regionale, nazionale) al fine di agevolare il coordinamento tra le loro azioni e le azioni di altri gruppi operativi o istituzioni a livello di sede centrale o sul terreno con i quali possono interagire;
  4. incoraggiare lo sviluppo di programmi integrati di gestione dello stress che permettano un'adeguata formazione psicosociale del personale per i vari servizi d'emergenza (vigili del fuoco, polizia, servizi sanitari, ecc.) e di altre categorie di personale se del caso al fine di: aumentarne la capacità di autoprotezione psicosociale e la capacità di gestione dello stress nelle situazioni critiche; individuare i concetti base del sostegno psicosociale intesi a migliorarne le prestazioni nello svolgimento dei compiti di soccorso e trattamento delle vittime;
  5. tenere presente la riabilitazione psicosociale a medio e lungo termine nei vari aspetti della vita sociale, sviluppando programmi multidisciplinari che coprano tutti i campi dell'istruzione, della salute e dell'attività istituzionale e coinvolgendo attivamente i diversi settori che potrebbero essere stati colpiti dalla catastrofe e le organizzazioni locali (associazioni di volontari, ecc.);
  6. includere anche programmi specifici di percezione e di comunicazione dei rischi a livello locale nel contesto della gestione dei rischi;
  7. includere attività di valutazione e monitoraggio per tutto il sostegno psicosociale prestato sul campo.

Le esperienze degli psicologi dei diversi Paesi sono ormai molto significative, al punto che esiste una vasta letteratura scientifica sugli interventi in alluvioni, sparatorie a scuola, terremoti, incidenti ferroviari e aerei, ecc. Tutti gli studi scientifici sono concordi nel rilevare che le persone “normali” in una situazione “anormale”, quale è la realtà del terremoto, ma anche delle altre catastrofi naturali o antropiche, possono andare incontro a difficoltà psicologiche e a disagi emotivi non presenti prima dell’evento. L’Organizzazione mondiale della sanità e la Comunità europea hanno sviluppato progetti ed elaborato linee guida nell’ottica dell’Integrated Emergency Management (es. Psychological First Aid, EUTOPA, Tents, IASC). 

La Protezione Civile italiana, sulla base dell’esperienza maturata in diversi interventi di emergenza, ma anche a seguito delle normative emanate, la Legge n. 225 del 1992 e in seguito il Decreto ministeriale del 13 febbraio 2001 “Criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi  sanitari nelle catastrofi”, ha incluso nella grande macchina dei soccorsi l’intervento psico-sociale a sostegno delle popolazioni vittime e dei soccorritori. In particolare la Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri “Criteri di massima sugli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi” del 2006 delinea le caratteristiche dell’intervento psicosociale e individua quali soggetti incaricati di attuarla “personale selezionato appartenente al Servizio sanitario regionale integrato con ulteriori risorse identificate nell’ambito di Associazioni di Volontariato, Enti Locali, Ordini professionali ecc.,”. Raccomanda inoltre che tale personale sia “adeguatamente formato sui compiti da svolgere in situazioni di catastrofe collettiva ed addestrato tramite specifiche esercitazioni”.