Bullismo e cyberbullismo
Cos’è il bullismo?
Una forma di violenza verbale, psicologica o fisica perpetrata in modo reiterato e continuativo nei confronti di una persona e/o delle sue cose. In generale si concretizza quando uno o più individui – spesso adolescenti - esercitano la propria forza contro altri più deboli o impreparati a difendersi.
Quando si può parlare di bullismo?
Quando è chiara l’intenzionalità da parte dei molestatori, quando questi comportamenti vengono attuati sistematicamente in un contesto di asimmetria relazionale cioè quando vi è una palese differenza di potere tra il molestato e il/i molestatori.
Che effetti può avere sulla vittima?
La vittima è spesso ridotta a una condizione di soggezione, di sofferenza psicologica, d'isolamento ed emarginazione nei confronti di tutto il gruppo di amici e conoscenti. Le conseguenze psicologiche possono essere estremamente gravi, può essere colpita sia l’area individuale che relazionale con effetti anche importanti sull’autostima, sulle capacità socio-affettive, sull’identità personale. Possono riscontrarsi anche difficoltà scolastiche, stati d’ansia, d’angoscia, depressione ed, in alcuni casi, idee suicidarie che a volte si possono tramutare in atti concreti.
Cosa si può fare per combattere il bullismo?
Il bullismo si affronta principalmente con azioni preventive. Esse sono possibili grazie ad una buona informazione ed educazione che deve essere fornita dai principali ambiti di riferimento di bambini e adolescenti: la famiglia e la scuola. Tali contesti, per il loro ruolo centrale nella crescita e nello sviluppo dei ragazzi, permettono di individuare, attraverso un'attenzione affettiva e un'osservazione costante, i comportamenti a rischio. È inoltre fondamentale mettere in atto programmi di prevenzione e contrasto al fenomeno in tutti gli ambienti nei quali si può manifestare quali scuole e luoghi di aggregazione giovanile
Cosa può fare in specifico la Scuola?
E’ importante che la scuola curi la qualità delle dinamiche psicosociali legate alla vita comunitaria e inserisca stabilmente tale dimensione nella programmazione organizzativa.
Lo psicologo che esercita in ambito scolastico effettua interventi di provata efficacia adottati ormai in quasi tutte le scuole del mondo occidentale per modificare il clima scolastico e le regole relazionali.
Come sostenere chi è stato vittima di bullismo?
I genitori e gli altri adulti di riferimento devono avvicinarsi con molta delicatezza cercando di favorire l’apertura e la confidenza e facendo attenzione a tutelare il ragazzo dal rischio di una ritraumatizzazione. L’intervento specialistico nelle sue modalità e tempistiche va valutato caso per caso insieme allo psicologo.
Come intervenire sul bullo?
Sono fondamentali azioni di sostegno ai bulli per farli uscire dalla propria condizione di persecutori, chiedendo, se necessario, la collaborazione di specialisti.
Inoltre, sono indispensabili all’azione preventiva interventi specifici che si pongono l’obiettivo di potenziare le abilità psico-sociali come ad esempio progetti di educazione all’affettività e alla socialità, che promuovano la cooperazione, la solidarietà e la mediazione del conflitto tra pari. Interventi di questo tipo favoriscono l’apprendimento di nuove modalità per comunicare in modo costruttivo e sviluppano l’empatia - la capacità di comprendere gli stati mentali altrui - indispensabile per lo sviluppo di quelle abilità sociali che rappresentano un elemento di protezione dal disagio psicologico.
Cos’è il cyberbullismo?
È lo spostamento del bullismo su internet, social network, ecc. Questa pratica aumenta esponenzialmente le conseguenze negative del fenomeno per due ragioni: la diffusione pubblica dei dati relativi alla vittima e l'anonimato dell'aggressore. Quando il materiale finalizzato alla violenza viene diffuso in rete, è trasmesso contemporaneamente a moltissime persone, rimane disponibile online senza limiti di spazio e di tempo, e molto difficilmente può essere rimosso o cancellato. Queste peculiarità rendono l’aggressione così potente da avere effetti devastanti, anche se di fatto l’azione compiuta è una sola. La costante disponibilità della reta rende l’attacco sempre possibile, esponendo la vittima a una incessante azione persecutoria che la porta a sentirsi sempre più impotente, in uno stato di imminente pericolo e d’angoscia.
L’altro elemento specifico è l’anonimato: i cyberbulli, nascondendosi spesso dietro a pseudonimi e a IP (indirizzi di riconoscimento del proprio pc) camuffati, possono agire senza rivelare la loro identità. La mancanza di conoscenza dell’identità del bullo crea una vulnerabilità psicologica che si può manifestare in uno stato di ansia generalizzata, con possibili ripercussioni sullo stato fisico. L’anonimato ha un effetto particolarmente dannoso anche sul bullo che può aumentare la sua tendenza ad azioni aggressive. Nascondendo la propria identità, l’aggressore non teme di essere scoperto e punito. Inoltre, la mancanza di un contatto reale, visivo, con l’altro, e quindi anche con il suo malessere, fanno sentire il persecutore meno responsabile del dolore che procura.
Una forma di violenza verbale, psicologica o fisica perpetrata in modo reiterato e continuativo nei confronti di una persona e/o delle sue cose. In generale si concretizza quando uno o più individui – spesso adolescenti - esercitano la propria forza contro altri più deboli o impreparati a difendersi.
Quando si può parlare di bullismo?
Quando è chiara l’intenzionalità da parte dei molestatori, quando questi comportamenti vengono attuati sistematicamente in un contesto di asimmetria relazionale cioè quando vi è una palese differenza di potere tra il molestato e il/i molestatori.
Che effetti può avere sulla vittima?
La vittima è spesso ridotta a una condizione di soggezione, di sofferenza psicologica, d'isolamento ed emarginazione nei confronti di tutto il gruppo di amici e conoscenti. Le conseguenze psicologiche possono essere estremamente gravi, può essere colpita sia l’area individuale che relazionale con effetti anche importanti sull’autostima, sulle capacità socio-affettive, sull’identità personale. Possono riscontrarsi anche difficoltà scolastiche, stati d’ansia, d’angoscia, depressione ed, in alcuni casi, idee suicidarie che a volte si possono tramutare in atti concreti.
Cosa si può fare per combattere il bullismo?
Il bullismo si affronta principalmente con azioni preventive. Esse sono possibili grazie ad una buona informazione ed educazione che deve essere fornita dai principali ambiti di riferimento di bambini e adolescenti: la famiglia e la scuola. Tali contesti, per il loro ruolo centrale nella crescita e nello sviluppo dei ragazzi, permettono di individuare, attraverso un'attenzione affettiva e un'osservazione costante, i comportamenti a rischio. È inoltre fondamentale mettere in atto programmi di prevenzione e contrasto al fenomeno in tutti gli ambienti nei quali si può manifestare quali scuole e luoghi di aggregazione giovanile
Cosa può fare in specifico la Scuola?
E’ importante che la scuola curi la qualità delle dinamiche psicosociali legate alla vita comunitaria e inserisca stabilmente tale dimensione nella programmazione organizzativa.
Lo psicologo che esercita in ambito scolastico effettua interventi di provata efficacia adottati ormai in quasi tutte le scuole del mondo occidentale per modificare il clima scolastico e le regole relazionali.
Come sostenere chi è stato vittima di bullismo?
I genitori e gli altri adulti di riferimento devono avvicinarsi con molta delicatezza cercando di favorire l’apertura e la confidenza e facendo attenzione a tutelare il ragazzo dal rischio di una ritraumatizzazione. L’intervento specialistico nelle sue modalità e tempistiche va valutato caso per caso insieme allo psicologo.
Come intervenire sul bullo?
Sono fondamentali azioni di sostegno ai bulli per farli uscire dalla propria condizione di persecutori, chiedendo, se necessario, la collaborazione di specialisti.
Inoltre, sono indispensabili all’azione preventiva interventi specifici che si pongono l’obiettivo di potenziare le abilità psico-sociali come ad esempio progetti di educazione all’affettività e alla socialità, che promuovano la cooperazione, la solidarietà e la mediazione del conflitto tra pari. Interventi di questo tipo favoriscono l’apprendimento di nuove modalità per comunicare in modo costruttivo e sviluppano l’empatia - la capacità di comprendere gli stati mentali altrui - indispensabile per lo sviluppo di quelle abilità sociali che rappresentano un elemento di protezione dal disagio psicologico.
Cos’è il cyberbullismo?
È lo spostamento del bullismo su internet, social network, ecc. Questa pratica aumenta esponenzialmente le conseguenze negative del fenomeno per due ragioni: la diffusione pubblica dei dati relativi alla vittima e l'anonimato dell'aggressore. Quando il materiale finalizzato alla violenza viene diffuso in rete, è trasmesso contemporaneamente a moltissime persone, rimane disponibile online senza limiti di spazio e di tempo, e molto difficilmente può essere rimosso o cancellato. Queste peculiarità rendono l’aggressione così potente da avere effetti devastanti, anche se di fatto l’azione compiuta è una sola. La costante disponibilità della reta rende l’attacco sempre possibile, esponendo la vittima a una incessante azione persecutoria che la porta a sentirsi sempre più impotente, in uno stato di imminente pericolo e d’angoscia.
L’altro elemento specifico è l’anonimato: i cyberbulli, nascondendosi spesso dietro a pseudonimi e a IP (indirizzi di riconoscimento del proprio pc) camuffati, possono agire senza rivelare la loro identità. La mancanza di conoscenza dell’identità del bullo crea una vulnerabilità psicologica che si può manifestare in uno stato di ansia generalizzata, con possibili ripercussioni sullo stato fisico. L’anonimato ha un effetto particolarmente dannoso anche sul bullo che può aumentare la sua tendenza ad azioni aggressive. Nascondendo la propria identità, l’aggressore non teme di essere scoperto e punito. Inoltre, la mancanza di un contatto reale, visivo, con l’altro, e quindi anche con il suo malessere, fanno sentire il persecutore meno responsabile del dolore che procura.